
3 dicembre ’20 Al termine di un processo durato oltre 2 anni la 63esima sessione Commission on Narcotic Drugs (Cnd) dell’Onu,
riconvocata dal 2 al 4 dicembre, ha ufficialmente riconosciuto il valore terapeutico della cannabis. Ha infatti modificato quelle che sino a ieri erano le granitiche classificazioni della convenzione del 1961, eliminando la cannabis dalla tabella IV, quella delle sostanze a rischio particolarmente forte di abuso e senza alcuna utilità terapeutica. La cannabis rimane nella tabella I, quella delle sostanze pericolose. Pur parziale e risicato è stato un voto storico.
(…) La cannabis non sarà quindi più soggetta alle «misure speciali di controllo» previste per le sostanze presenti in tabella IV. Sarà possibile per tutti i paesi introdurre legislazioni per sostenere la ricerca e per la sua produzione e uso medico senza più l’alibi della sua presenza nella tabella più vincolante della convenzione sugli stupefacenti.
(…) . È rarissimo che il parere scientifico dell’Oms arrivi in aula per uno scrutinio, e non approvato all’unanimità. Pesava la ferma opposizione, tutta ideologica, di Russia e Cina e di molti paesi asiatici ed africani. Nella conta finale è stato determinante il parere positivo dell’Unione Europea, Italia inclusa, che ha votato a favore di 4 delle 6 raccomandazioni. Non farebbe notizia la defezione dell’Ungheria, se non fosse che si è allontanata dalla prassi dell’Ue di votare all’Onu conformemente alle decisioni prese in sede europea.
La decisione della Cnd è il primo cambio di rotta nel sistema internazionale del controllo delle sostanze stupefacenti. È importante perché è caduto un tabù, quello sulla cannabis. Ieri la massima autorità sanitaria mondiale è riuscita a convincere la culla della guerra alla droga, che la cannabis non è la «pianta del demonio», bensì una risorsa terapeutica. Se è evidente che il vento ideologico del proibizionismo soffia ancora forte, lo è altrettanto che la rotta per la riforma è ormai alla prossima boa.
(…) COSA CAMBIA PER L’ITALIA? In primis non ci sono più scuse per non completare il quadro normativo e allo stesso tempo ampliare la produzione italiana di cannabis terapeutica.
<p value="<amp-fit-text layout="fixed-height" min-font-size="6" max-font-size="72" height="80">A partire dagli impegni che lo Stato si prese a fine 2017 nel decreto fiscale: è ben lontana dall’essere realtà la<strong> triplicazione della produzione di cannabis terapeutica a cura dell’Istituto Chimico Farmaceutico di Firenze, mentre nulla sappiamo dell’apertura della produzione nazionale ai privati,</strong> ormai indispensabile, della formazione del personale sanitario e della copertura dei costi per i pazienti da parte del Servizio Sanitario Nazionale.A partire dagli impegni che lo Stato si prese a fine 2017 nel decreto fiscale: è ben lontana dall’essere realtà la triplicazione della produzione di cannabis terapeutica a cura dell’Istituto Chimico Farmaceutico di Firenze, mentre nulla sappiamo dell’apertura della produzione nazionale ai privati, ormai indispensabile, della formazione del personale sanitario e della copertura dei costi per i pazienti da parte del Servizio Sanitario Nazionale.(…) Ora la politica deve fare il suo.
[Fonte: il manifesto]
un altro modo per morire….
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