Le temperature sopra la media in gran parte dell’Atlantico settentrionale e dell’Europa settentrionale hanno spezzato la copertura di ghiacci al nord della Groenlandia. Quel tratto è definito come “l’ultima area ghiacciata” e “l’ultimo baluardo” contro il cambiamento climatico.
Il riscaldamento climatico arriva nel nord della Groenlandia. La riduzione della superficie coperta dai ghiacci artici prosegue – secondo la Nasa – con un tasso del 13,2% per decade. E quest’anno è stata interessata in maniera significativa anche l’area di fronte alla punta nord della Groenlandia, a causa di temperature che alla remota stazione artica di Cap Morris Yesup hanno toccato i 17 gradi.
Una enormità vista la latitudine. Quella zona è stata considerata dai glaciologi uno degli ultimi baluardi dei ghiacci “antichi”, spessi e che non si sciolgono durante la stagione estiva. Ma quest’anno per ben due volte davanti a Cap Morris Yesup i ghiacci si sono fessurati, spaccati, ed è comparso il mare, mentre le piattaforme di ghiaccio si allontanavano progressivamente dalla costa.
“L’ultimo ghiaccio pluriennale, mediamente spesso quattro metri- ha detto Peter Wadhams del Polar Ocean Physics Group – è a nord della Goenlandia. Viene spinto lì da una corrente chiamata Transpolar Drift Stream, che spinge i ghiacciai dal Canada verso la Groenlandia. Se ora i ghiacci staccano dalla terraferma questo potrebbe avere conseguenze gravi per la fauna locale e in particolare per l’orso bianco che sulle piattafome di ghiaccio marino caccia e non può spingersi troppo lontano a nuoto. Se il fenomeno diventasse perenne, gli orsi potrebbero restare “intrappolati” sulla terraferma e, perso il loro habitat, avere serie difficoltà a sfamarsi”.
Sintesi di un testo di ALESSANDRO FARRUGGIA Pubblicato il 22 agosto 2018 da il Fatto Quotidiano.
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